La grande illusione.
di Lucio Mayoor Tosi
QUANDO va bene il cervello E’ in fiamme.
Il pensiero robotico asseconda l’Impulso a Creare tenendo a Bada l’Organismo.
SEMBRA di non Avere Corpo, di Essere trasparenti.
La Materia è Creazione di materia. Le cose esistono se guardi e tocchi con ATTENZIONE. Se tocchi senza ATTENZIONE non senti nulla. Il tatto non ti riguarda.
Chiudi gli occhi e tutto sparisce.
Se Piove non ti bagni, se Gela non hai freddo. Hai fame e non mangi. Non fai sesso, non leggi, non hai amici, né cani né gatti. Sei senza casa, senza soldi e senza Vestiti.
QUANDO Il cervello Rallenta sei in Una nebbia di colori alla rinfusa.
Se Chiudi gli occhi, ed è sera, resta Accesa nel Corpo la luce elettrica. Quindi non C’è Corrente, solo Coscienza e incoscienza.
Chiudi gli occhi. Spegni Anche il computer.
Avere occhi è come non averli. Non hai capelli da quando sei nato, il naso regge Gli occhiali. L’Aria è respiro Dell’aria.
Non potendoti guardare, se non a DISTANZA di specchio, speri di Essere at least Quel che si dice un bel morto.
Uno Che finge.
caro Lucio,
leggo e capisco che ti muovi nel confine tra poesia, saggio e racconto senza invadere nessun campo specifico… secondo me dovresti optare per uno dei tre campi, va bene stare nel limine, nella terra di nessuno, ma alla fine si rischia di non riuscire a veicolare ciò che si intendeva dire. E allora, secondo il mio parere, dovresti innestare una retromarcia e riavviare il motore.
a resto. giorgio
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Sono valutazioni che farò a posteriori. Non ho un solo grande pensiero da veicolare, solo onde che arrivano una a una e che spero di poter raccogliere in un libro. Poi se ne parlerà. Ho visto e considerato il cambiamento delle metafore, da Pasternak a Tranströmer, e sto pensando che il linguaggio discorsivo si stia rinforzando, arricchendo e raffinando notevolmente proprio grazie alle tanto temute contaminazioni contenute anche nei media. Le metafore partecipano a questa evoluzione trasformandosi. E io cerco di collaborare a questa trasformazione.
Leggo poesia non per saperne sempre di più ma per allenarmi, la sera, prima di dormire, in modo che al mattino possa correre meglio. In questi giorni sono tornato a Pavese, saran passati più di trent’anni da quando lo lessi la prima volta. Ecco, Pavese non proviene dalla tradizione italiana, forse per questo è da considerarsi un’anomalia. E Milosz? Non tutte le sue poesie sono scritte con metafore, alcune sono interamente discorsive… entrava e usciva dalla metafora assecondando quel che aveva da dire.
Ho un interlocutore anche se ancora non so quale sia la sua fisionomia. Al momento non corro alcun rischio, se non quello che hanno conosciuto già in molti nella storia dell’arte, noti o meno noti che siano stati. Non ho obiettivi se non quello di fare bene: quindi mentre imparo scrivo, e scrivo imparando anche da quel che scrivo. Nessuna retromarcia, ci si vede al mare! 🙂 grazie
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Caro Lucio ,
non so se questa tua “ambiguità” ha a monte un programma – una scelta –
o è agìta da un input fisiologico / tuo assimilabile ad una “necessità” . Ad ogni modo il tuo lavoro mi trasmette un piacevole senso di imponderabilità , di altrove , di verità tra un probabile e un possibile sempre in divenire . La considerazione di Giorgio ha una sua ragion d’essere , e francamente non vorrei essere nei tuoi panni . La faccenda è molto delicata , ma sono sicuro che saprai orientarti per il meglio .
Un caro saluto –
L.
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Conosci qualcuno che scriva poesia senza imput fisiologico? C’è e deve esserci altrimenti la poesia se ne va prima di finire. Dura poco, lo sai, è come l’accendersi di un fiammifero. Poi magari ci si ragiona a lungo ( non è esattamente un fiammifero). E un programma ci sarebbe, quello di un entronauta… infatti quel che mi diverte e appassiona è scoprire la diversa intelligenza che si forma scrivendo poesia. Non sono ben attrezzato per sostenere tanti discorsi, ma scrivendo poesia mi riesce. Tutto qui per adesso. Se però è il linguaggio che fa acqua, be’ vorrà dire che mi deciderò anch’io a procurarmi un buon dizionario dei sinonimi. Nulla in contrario, non tento rivoluzioni.
La grande illusione è strutturata in due parti scandite da QUANDO va bene il cervello E’ in fiamme, e QUANDO Il cervello Rallenta, ciascuna composta da tre terzine. Si poteva dire Mente anziché cervello ma volevo che la sensazione fosse fisica e comprensibile ai più. Nel linguaggio dal quale provengo, d’area new age per capirci, la parola mente è tra le più abusate e ha perso forza. Uno dei problemi che ho da risolvere è come unire due culture, comunicando a fatica ora con questo e ora con l’altro linguaggio. Ma ne verremo fuori. Al meglio, come dici tu.
Ciao Leopoldo, grazie.
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