Senza fragole.
di Lucio Mayoor Tosi
E’ pace Fatta al cimitero di zanne del Ministero
degli Esteri. Una stretta di mano. Buoni affari.
Subito una mandria di automobili oltrepassa il confine
e si richiude il borsellino. Le mucche Stanno a Guardare.
Da qualche parte, all’ultimo piano
di un grande magazzino, il sapore dell’Erba
si perde in Una mousse.
Nei campi di riso un Carico di parole deragliato,
un fortilizio, il rudere di un appostamento.
Il mondo nel vicolo, le mani in tasca, muove
i panni stesi Un mezzo vento.
L’ha ribloggato su l'eta' della innocenzae ha commentato:
senza fragole
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Non la si può definire una poesia “sociale”, ma poesia di (alto) impegno civile dove ogni parola ha ruolo preciso senza sbavature. Una poesia perfetta. Di contenuti, equilibrio e gioia di vivere cessata dentro un equilibrio raggiunto con costo altissimo. Naturalmente Mayoor non sarà d’accordo con “equilibrio raggiunto”, ma io lo sento tale, aldilà di qualsiasi sincero augurio.
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Questo è il commento che mi ha chiesto Ennio Abate per il blog http://www.poliscritture.it/ che gentilmente pubblicherà presto.
E’ sempre difficile commentare una propria poesia, specialmente se non è ancora passato lo stato confusionale che segue, dopo averla scritta. Molti elementi convergono, a partire da un primo verso: l’inizio che diventerà la fine, la sensazione di aver dipinto inglobando diverse immagini; l’aver trovato il ritratto di Courbet, come commento per il mio blog, con quell’espressione che dice tutto della sua storia di ribelle, di artista irriverente; ma soprattutto un suo paesaggio, che vidi anni fa alla Pinacoteca di Brera, o forse al Santa Giulia di Brescia, non ricordo, dove raffigurava delle mucche: a prima vista un soggetto tradizionale, solo che le mucche, invece di starsene in posa, mostravano il fondoschiena. Sembra un dettaglio trascurabile ma mi fece ridere e lo dissi agli amici con cui m’ero trovato quel giorno: ecco, questo è Courbet!
In effetti, fatte le dovute distanze, dopo più di cent’anni credo di aver dipinto con questa poesia qualcosa di simile. Cambiano i luoghi, cambiano le tiritere funeste della politica; gli entusiasmi della modernità mostrano l’affanno nel tempo di crisi; con la rinuncia, quel che contava poco diventa prezioso: il pane torna a essere pane, gli spiccioli diventano moneta, chi non ha lavoro s’intende meglio con chi si trova nella stessa condizione; la pubblicità stenta a rinnovare i propri messaggi che hanno perso d’impatto, e si spera che tutto torni presto come prima… e questo pensiero mi fa paura ancor più della fame!
Tutto questo non è detto nella poesia perché non ho raccontato ma ho mostrato con immagini. Infine, quel che mi unisce a Courbet, forse è solo un mezzo vento, una metafora per pochi, come il fondoschiena di quelle sue mucche.
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Strana sensazione: questa poesia potrebbe essere pronunciata da uno speaker del telegiornale, e sarebbe perfetta.
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Un Lucio un po’ diverso da quello che conosco poeticamente, un Lucio più lirico e che apprezzo di più. Complimenti!
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più lirico… e in una poesia “civile” come scrive l’amico Beppe Provenzale. Grazie, Luciano, vediam quel che succederà.
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[…] E’ sempre difficile commentare una propria poesia, specialmente se non è ancora passato lo stato confusionale che segue, dopo averla scritta. Molti elementi convergono, a partire da un primo verso: l’inizio che diventerà la fine, la sensazione di aver dipinto inglobando diverse immagini; l’aver trovato il ritratto di Courbet, come commento per il mio blog, con quell’espressione che dice tutto della sua storia di ribelle, di artista irriverente; ma soprattutto un suo paesaggio, che vidi anni fa alla Pinacoteca di Brera, o forse al Santa Giulia di Brescia, non ricordo, dove raffigurava delle mucche: a prima vista un soggetto tradizionale, solo che le mucche, invece di starsene in posa, mostravano il fondoschiena. Sembra un dettaglio trascurabile ma mi fece ridere e lo dissi agli amici con cui m’ero trovato quel giorno: ecco, questo è Courbet! In effetti, fatte le dovute distanze, dopo più di cent’anni credo di aver dipinto con questa poesia qualcosa di simile. Cambiano i luoghi, cambiano le tiritere funeste della politica; gli entusiasmi della modernità mostrano l’affanno nel tempo di crisi; con la rinuncia, quel che contava poco diventa prezioso: il pane torna a essere pane, gli spiccioli diventano moneta, chi non ha lavoro s’intende meglio con chi si trova nella stessa condizione; la pubblicità stenta a rinnovare i propri messaggi che hanno perso d’impatto, e si spera che tutto torni presto come prima… e questo pensiero mi fa paura ancor più della fame! Tutto questo non è detto nella poesia perché non ho raccontato ma ho mostrato con immagini. Infine, quel che mi unisce a Courbet, forse è solo un mezzo vento, una metafora per pochi, come il fondoschiena di quelle sue mucche. (Da https://mayoorblog.wordpress.com/2015/03/31/senza-fragole/) […]
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Mayoor(poeta e pittore), con questa poesia ci offre molta semplicità e maestria.
Courbet dichiarava:””Ho studiato l’arte degli antichi e quella dei moderni. Non ho voluto né imitare gli uni, né copiare gli altri. Ho voluto essere capace di rappresentare i costumi, le idee, l’aspetto della mia epoca secondo il mio modo di vedere,fare dell’arte viva, questo è il mio scopo”.
Mayoor con la stessa caparbietà di Courbet riporta il passato solo per evidenziare un presente, che, come sempre nelle poesie di Lucio Mayoor Tosi è molto deludente , incapace di cambiamenti, ma il poeta-pittore si dà molto da fare per offrirci novità sia dal punto di vista pittorico che poetico, usando metafore spesso legate ad animali, che purtroppo, anch’essi subiscono le sorti di questo triste tempo. Resta da considerare lo stile di questa ed altre poesie che si addice perfettamente alla freddezza ,direi indispensabile per Mayoor, per descrivere situazioni sconfortanti ma che alla fine, diventano ciniche direi un poco grottesche ma molto convincenti. Grazie per avermi aiutato a leggerti attraverso il tuo commento e complimenti per il coraggio che accompagna sempre le tue opere. Penso di esserci alla mostra ad aprile…al tuo paese ma non ricordo la data …il 14? se puoi mandami una mail o locandina. Grazie
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e fu così che la mazzetta sfiorò quel ramo del lago di Como e passò felicemente il confine
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