Frammenti per Sally.
di Lucio Mayoor Tosi
Oltre le finestre della casa non c’è nulla.
Solo bianco dipinto su se stesso.
Qualcuno lentamente scompare. Resto
in silenzio. Oltre il grigio vetro smeriglio
il lembo di una camicia a quadri. Molti
pensieri sparsi nell’aria come lucciole.
Cielo di tanti palazzi. Nello specchio
un uomo curvo con il cappello in testa.
Pare gobbo. Cammina a lunghi passi,
sempre guardando a terra. Il pollice
infilato nella cintura, con l’altra mano
tiene sottobraccio il bastone da passeggio.
Mi pervade una dolcezza senza fine.
Le stelle si stanno allineando, finché
musica le scompone. Una donna nuda
porta l’anfora piena di latte.
Sally è mia nipote. Oggi compie gli anni. Ho preso dei frammenti alla rinfusa, qualcosa di vecchio e qualcosa di nuovo, li ho confezionati ed ecco pronto un regalo per lei. Che senso ha? Dire che ne ha uno soltanto sarebbe sbagliato, dire che ne ha molti altrettanto. Qui il senso va da ogni parte perché non è svolgimento. Il puro frammento è come neve, polvere, atomi che interagiscono in una danza senza musica.
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Come e perché nasce una poesia nessuno lo sa, sono così tanti i fattori che intervengono e così complesse le loro interazioni, che nessuno mai riuscirà a spiegare la nascita di una poesia. Secondo me qui c’è la consapevolezza di quel «solido nulla» di cui scriveva Leopardi, e la tenerezza per la nipotina che compie gli anni e ancora nulla sa del «nulla» e delle complesse questioni ontiche che invece riguardano da vicino l’autore della poesia. Una poesia che è fatta di riflessi, di specchi che specchiano alcune immagini strappate al «nulla», alcuni dettagli insignificanti (?) C’è un «Solo bianco dipinto su se stesso», e poi c’è «Qualcuno» che «lentamente scompare». Il «cielo di tanti palazzi» sta lì, appeso ad un quadro inesistente, che comunque c’è, c’è e non c’è… Una magica malinconia ci accompagna leggendo questi versi che parlano di un uomo, col «pollice infilato alla cintura», che « pare gobbo», ma forse non lo è, è soltanto il nostro sguardo impreciso che ci dà dei dettagli deformati… il «nulla» è qui, tra di noi, ospite irriguardoso e incauto, lascia trapelare i suoi tentacoli fino a noi fatti di corpo, solido nulla direbbe Leopardi.
È una poesia leopardiana nel senso alto della parola, prosegue l’indagine leopardiana sul «nulla» come lo deve fare una vera poesia.
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Oh grazie! Non è che mi sentissi incerto, solo avvertivo la sfida di quel che ho chiamato sopra “puro frammento”. Non mi aspettavo di essere capito perché so che il salto è deciso nel cambio di paradigma. E’ come andare allo sbaraglio.
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Mi sembra, anzi ne sono certo, caro Giorgio, che la tua poesia vada spesso in questa direzione.
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Una frase di Osho che ben si adatta al nichilismo:
Siamo sempre stati qui – in forme diverse, in corpi diversi, facendo cose diverse, ma eravamo qui. E saremo qui per sempre; non c’è modo per noi di scomparire dall’esistenza. Niente può essere distrutto e niente può essere aggiunto all’esistenza. Essa è sempre esattamente la stessa.
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Caro Lucio, Giorgio ti ha presentato,prima di tutto a te stesso poi a noi lettori, in modo magistrale, paragonandoti al suo amato Leopardi: agli occhi del quale saremmo “solido nulla”…eppure io trovo che, a parte il fascino della tua poesia e del commento di Giorgio, in noi, presenze misteriose, non c’è nulla di solido. Negli oggetti e nel nostro corpo, a livello di “infinitamente piccolo”, i neutrini navigano come i cosmonauti nello spazio…in effetti il mondo così come lo vediamo noi, soprattutto se siamo poeti, è qualcosa di misteriosamente reale e altrettanto misteriosamente irreale: non a caso Kundera parla di “insostenibile leggerezza dell’essere”. Nelle tue poesie, oltre al solido nulla, leggo il nulla immaginario, surreale:
“Oltre le finestre della casa non c’è nulla.
Solo bianco dipinto su se stesso.
Qualcuno lentamente scompare.”
Questo “bianco dipinto su se stesso” è indescrivibile con altre parole: è e scompare “in uno”, cioè contemporaneamente…infatti “qualcuno lentamente scompare”: chi scompare? il colore, perché bianco su bianco scompare. Ma c’è anche l’ospite misterioso, il Signor Nemo…anche lui, abitante del “Nulla”, scompare insieme all’invisibile colore che lo ospita. Questa tua versione del “nulla” mi piace molto, non ha “nulla” del “nulla” leopardiano, o meglio lo assume per trasfigurarlo con l’immaginazione…forse è uno dei due personaggi della 4° mattonella-quadro che ho scoperto or ora?. Per adesso mi fermo perché è tardi.
Ma ne riparleremo!
Grazie a te Lucio e a Giorgio che t’ha “scoperto”.
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