Gli ospiti.
di Lucio Mayoor Tosi
L’odore del fieno si sparse nella sala, fin sulle scale.
Gli ospiti ben vestiti per l’occasione si avvicinarono
chi tenendosi per mano, chi continuando a leggere.
La fonte calda dell’ispirazione chiamò a raccolta
anche i cadaveri dei piccoli animali sparsi tra i cespugli.
Biancaneve si mise a correre. Attraversò porte e muri,
si sdraiò un poco sul fiume Sesia, poi ritornò felice
al suo cassetto, mandando baci. Addio. Gli ospiti, prima
si dileguarono, ma per un attimo, poi entrarono nei verbi
chi con gli occhiali da sole, chi come fosse me, nella mia bocca.
Il gusto dolce di soia drink alla vaniglia. Le termiti dell’aria.
Il caro prezzo della benzina sventolando.
È incredibile, Lucio, quanta aria, quanta libertà ci sia in questa tua poesia, libertà dalle convenzioni letterarie, libertà di presentarsi alle nozze in canottiera, con le pantofole di casa. Ecco, la tua poesia fa questo. Se la metti davanti alle poesie acculturate (s’intende di una cultura massmediatizzata) dei Magrelli e dei professori aggiunti di università che scrivono poesie, ecco, la tua poesia si prende la libertà di far loro un buffetto sulla guancia e niente più. Quell’accenno nel finale agli «ospiti» che entrano «con gli occhiali da sole» nella tua «bocca», è esilarante…
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Ha fatto ridere anche me 🙂
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sorprendentemente gioiosa …ma anche un po’ di malinconia. Sei bravo . Devo parlare con te per capire meglio. Ciao Poeta
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Grazie, Emilia. Ma daglielo tu un senso. Io resto dell’idea che chi legge abbia più fantasia di chi scrive. Per me è tutto chiaro, anche se sto già dimenticando.
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